Due direzioni del medesimo ‘asse’
secondo cui si sviluppa il ‘percorso’ salka.
Il contatto con la radice della vita naturale;
la meraviglia nell’aprire la coscienza al mistero dell’esistenza nel Cosmo infinito.
“ Selvaggio, parola usata non nel moderno
senso peggiorativo di incontrollato,
ma nel suo senso originale, che significa
vivere una vita naturale,
in cui la creatura ha la sua integrità innata e sani
confini.” (C. P. Estes)
La
‘natura selvaggia’ è depositaria di
energie vitali e fonte di esperienze dove sono importanti la solitudine e il
silenzio, come rispetto e come condizione di un ascolto più profondo (di sé) o
espanso (alle forze naturali ), nella meraviglia che deriva dal sentire la
risonanza interiore con la natura.
La
risonanza interiore con la natura selvaggia produce la meraviglia ed apre
l’esperienza umana al senso del sublime.
...” Quale
rapporto abbiamo oggi con una
natura
solo in piccola parte
addomesticata?
Come il sublime può
continuare a svolgere la sua funzione
di salvarci dall’ottusità intellettuale e dal torpore
emotivo
sollevandoci dalla banalità del quotidiano ? “ ...
Remo Bodei, “
Paesaggi sublimi. Gli uomini davanti alla natura selvaggia”
“ Quando il
cielo al di sopra di me formicola di innumerevoli stelle,
quando il vento
soffia nello spazio immenso,
quando l’onda si frange mugghiando nella notte
profonda,
quando l’etere arrossisce al di sopra della foresta e il sole
rischiara il mondo,
dei vapori si alzano nella valle e io mi stendo sull’erba
tra gocce di rugiada scintillante, ogni foglia, ogni filo d’erba deborda di vita,
la terra vive e si agita
attorno a me,
tutto risuona assieme in un solo accordo;
allora la mia anima
grida di gioia e plana
nello spazio incommensurabile tutt’intorno;
non esiste
più nè alto nè basso, non esiste più tempo,
non esiste più nè inizio nè fine,
sento il soffio vivente di Dio che tiene in mano il mondo
e in cui ogni cosa
viva si muove “