L'estate è la stagione dell'espansione, del vivere all'aria aperta, un tempo in cui è più facile cambiare un poco le abitudini e la routine quotidiana, soprattutto nei periodi di vacanza, quando il ritmo ordinario del tempo comunque muta, quando si viaggia o si soggiorna in luoghi diversi.
Se non ci si fa prendere dalla frenesia del 'fare' anche in questi momenti, c'è la possibilità di avere più tempo per stare in contatto con se stessi, godere dei paesaggi e della natura, dare spazio alle relazioni con gli altri, conoscere nuove persone ed aprirsi a diversi modi di sentire e vedere.
Secondo le tradizioni orientali l'estate è la stagione del 'cuore' che comprende il mondo in modo diverso dalla 'testa' ed è aperto all'energia che circola, nel ritmo del suo pulsare che lo riempie e lo svuota ad ogni battito: è l'organo-simbolo della convivialità, della condivisione, delle relazioni sociali, del 'sentire assieme' ; è posto al centro del corpo, all'incrocio del tronco con le braccia aperte, è centro d'equilibrio tra la materialità e la spiritualità, tra il dare e il ricevere, luogo della 'centratura' di sè.
Nella tradizione spirituale andina il cuore è il centro del senso di compartecipazione dell'uomo con tutto ciò che lo circonda, col mondo organico e inorganico, con la natura e ogni essere esistente, dove tutto è permeato di energia vivente, e l'essere umano ne è parte.
|
Gayle Yabar, sulle rive del Pacifico in contemplazione del sole, il Taita Inti andino. Foto sua, per gentile concessione
|
E' il centro energetico del Munay, il potere dell'amore che consente di riconoscersi parte del cosmo infinito, di percepire la dimensione 'salka' che è la radice della vita, l'impulso alla base di ogni esistenza, la forza che tesse la rete di energia e di luce che ci rivela la connessione con l'universo, se ne esercitiamo l'intento: una presenza e una disposizione forte e sincera che orienta la nostra percezione e amplia i confini della nostra coscienza, a svelare il nostro essere parte del mistero della vita.
|
Condivisione al villaggio Qero, Don Americo Yabar distribuisce pane e dolci per i bimbi e le mamme giunte anche dai villaggi vicini, all'altitudine di oltre 4000 m slm. Un modo per esercitare l'Ayni, la sacra reciprocità, riflesso dello scambio incessante e necessario a garantire il fluire della vita. Don Americo non ha mai risparmiato le proprie energie in questo |